La coltivazione dei limoni

Il limone può vegetare all’aperto solo in zone favorite da particolari fattori climatici come è la riviera dell’Alto Garda a condizione che sia protetto dal vento e dal freddo d’inverno; fiorirono così le limonaie, con la loro struttura a più terrazze collegate da scale in pietra, e protette da muri a nord e a monte.
La storia della coltivazione dei limoni sul Garda ha origini antiche, risale al XIII secolo, quando, secondo la tradizione, i Frati del convento Francescano di Gargnano la introdussero nella cultura locale.
Divenuta rapidamente una importante risorsa economica, la coltivazione si estese anche a Maderno e Toscolano e poi a Limone e agli altri paesi rivieraschi. Rari sono i casi a sud di Gardone e sulla sponda veronese a causa dell’incombente presenza del Monte Baldo che toglie il sole mattutino, per questo le limonaie di Malcesine, Torri e Punta S. Vigilio e Salò sono casi piuttosto isolati.
La pianta del limone soffre le basse temperature e a queste latitudini non poteva bastare il mite clima dell’Alto Garda per farla sopravvivere d’inverno. Si inventarono perciò una struttura di muri e pilastri per sorreggere l’intelaiatura di legno che all’inizio dell’inverno veniva completamente ricoperta con tavole per proteggere le delicate piantagioni e chiusa con vetri verso lago per permettere comunque alla luce ed al sole di produrre il loro benefico effetto. In primavera avveniva l’operazione inversa (scopertura).

Figura chiave di questa coltivazione era Il giardiniere: tecnico esperto delle limonaie era responsabile della produzione e della salute delle piante di limone e per questo viveva con la sua famiglia vicino alla limonaia. Nel momento della copertura veniva aiutato da artigiani, falegnami, vetrai e varia manovalanza che prelevavano il materiale dai caselli, magazzini appositamente costruiti vicino alla limonaia, sistemavano le assi di copertura e le finestre verso sud e chiudevano la serra e in primavera facevano il lavoro inverso, riparavano il materiale danneggiato e lo ricollocavano nei caselli. A fine primavera le piante andavano potate e la raccolta (spicanda) avveniva 4 o 5 volte l’anno. I limoni raccolti venivano consegnati alla Società Lago di Garda che si occupava di contarli e distribuirli ai clienti o incartati uno ad uno e spediti direttamente dai proprietari della limonaia nel nord Europa.

Splendidi giardini-serra con muri e pilastri che si arrampicano nella montagna, in totale armonia con l’ambiente. Si tratta di costruzioni agricole, oggi attrazioni, che costituiscono una testimonianza del passato del luogo, nonché patrimonio storico e architettonico.

Non si coltivavano solo piante di limone, anche se queste erano la parte più consistente, ma anche cedri particolarmente apprezzati durante la festa dei tabernacoli dagli ebrei della corte dei Gonzaga a Mantova, arance (portogal) e arance amare ora materia prima per una gustosissima marmellata ma allora prezioso portainnesto del limone

Queste singolari strutture sono i segni tangibili di un passato in cui la coltivazione dei limoni rivestiva un’importanza cruciale per l’economia del lago di Garda.

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